L’uomo da sempre ha creato miti e leggende per giustificare in modo poetico il proprio operato. Così anche una chiesetta di campagna si trasforma in qualcosa di più che evoca epoche lontane e viene avvolta dal mistero. Il fatto che in queste leggende si creda o no non è rilevante, perché il fatto stesso che esistano influenza la percezione che abbiamo delle opere di cui trattano.
Quella che propongo di seguito è una leggenda che riguarda la nascita di una chiesetta nella campagna di Alboraya, un paese vicino a Valencia, che si chiama Ermita de los Peces. Si trova proprio dove il barranco del Carraixet si immette in mare e anche la natura contribuisce a rendere questo posto magico.
“Era un giorno di primavera, il 10 giugno 1348, e il parroco di Alboraya preparava il suo sermone per la domenica successiva sperando di non essere disturbato, quando gli venne chiesto di andare ad Almacera per dare la comunione a un ebreo convertito da poco di nome Masamardà, che era in fin di vita.
Allora il parroco si preparò di tutto punto, prese un calice dal tabernacolo e lo riempì con tre ostie consacrate, montò su un asino e si diresse verso Almacera, accompagnato da alcuni fedeli.
I municipi di Alboraya e Almacena sono separati da un fiume, il Barranco del Carraixet, e ancora non esisteva un ponte che permettesse di attraversare il fiume senza doverlo guadare, dunque era necessario attraversarlo a piedi. A causa delle frequenti piogge, il fiume si era ingrossato notevolmente, tanto che l’impeto violento della corrente buttò il parroco giù dall’asino e gli fece cadere il calice con le tre ostie consacrate nell’acqua. Il parroco tornò a Alboraya triste e sconsolato e raccontò l’accaduto. Allora la comunità di fedeli si diede un gran da fare per recuperare il calice e le tre ostie consacrate, tanto da spingersi fino al punto in cui il fiume si immette in mare. Fu proprio lì che trovarono ad aspettarli tre grossi pesci che, con la testa sollevata, tenevano in bocca un’ostia consacrata ciascuno. I fedeli corsero in paese per informare il parroco del miracoloso ritrovamento delle ostie e lui si recò immediatamente nel luogo dove, subito dopo, ciascun pesce depositò l’ostia dentro un calice donato alla chiesa di Alboraya da doña Teresa Gil de Vidaurre, terza moglie del re D. Jaime il Conquistatore.
Una volta rientrato in paese il parroco celebrò una messa solenne in cui consumò le tre ostie e comunicò alla comunità il miracolo avvenuto.
In seguito nel punto in cui si compì il miracolo fu edificata una chiesa, oggi chiamata la Ermita de los Peces o del Milagro.”
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